L’orizzonte confuso
tra cielo e mare così uniti
sembra raggiungere quel pathos
che nel simile colore
rende allo sguardo una stranezza
in quel non distinguere più
quel limite da oltrepassare
che forgia l’idea tra reale o meno
che ci facciamo degli spazi
così inesistenti di paletti
quando il mare ed il cielo
s’intrecciano nella grandezza
diventando infinitezza maggiore
nel quantitativo afferrabile
di sguardo umano limitato.
T’arranchi nella dimensione sconosciuta
d’un visibile che si trasforma
in qualcosa d’irrangiungibile
ma che dona solo attonito
quasi perdendosi dentro
quel ritrovare familiarità
con ciò che non conosci
ma che nella fantasia ti corteggia
per quanto di te vai a scoprire
del mondo inviolato e ben nascosto
che s’accosta proprio piano
a prenderti per mano teso verso te
che sorridi allo sconosciuto posseduto
accogliendo l’invalicabile di te
che può essere qualcos’altro…
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