La recita a soggetto
che rende realta’ patologie
di quelle maschere ad oltranza
che s’ergono ad essere vere
…imbastite e cucite addosso
persino nelle espressioni viso
in occhi che poi a guardarli
sono profondi di tristezza.
Quegli occhi sono vuoti
…senza luci e folgori
d’un guardare attraverso
un migliorativo assetto
corrispondente al cuore
proprio all’anima di vita
che arreca sguardo acceso
nell’ampliare che si da’
a quel te stesso illuminato
che da’ luce poi…a tutto l’intorno
e poi…anche il buio residuo
che s’allontana da dentro
per esser non piu’ ombra in agguato
per non creare ulteriormente
quel disagio cosi’ coperto
da quella maschera di circostanza
che diventa simile alla recitazione
mentre t’appresti a vivere
solo di riflesso strisciante la tua vita
nell’illusione d’un combacio mai vero
per tutta la chimera di vivere
evinto dal paradosso legittimato
nella mortalita’ negli occhi bui…