Le nostre mura interiori
erette con dolore
piene esse stesse di rovi
e spine…e spasmi…e rovine
e spettri…ed addii…e richieste
ed inoltranti…sono ancora li’
a non essere individuate
come amore che si pretende
per pareggiare il disavanzo
di vite sprecate nell’abbandono
perche’ non c’e’ piu’ la forza
quella necessaria per aggrapparsi
persino quella d’arrampico
su…fino alla sola bellezza
d’esser amati ed accettati
senza piu’ elemosinare sguardo
senza piu’ desiderare calore
senza piu’ essere fraintesi persino
come se fosse illegittima la richiesta
poi di solo e semplice…amore
nel modo d’aggrapparsi dentro
trovando la pace dopo la guerra
trovando l’infinito dopo il poco
trovando luogo e spazio diversamente
come quella muta corrispondenza
…non piu’ invisibile
…non piu’ negata
…non piu’ piegata arrotolata
ma nella sua lucentezza d’amore
scaldarsi e morire ora si’…morire…