Il grido di gabbiani
quasi patetico d’angoscia
s’espande nella percezione
d’ascoltar un po’ diversamente
quel dolore universale
che unisce il mondo d’abbraccio
quasi che volesse riportare
quella espansa solitudine
ad unire non a dividere
quella sorta di vaghezza
nel cercarci tra di noi
con quel grido quasi annuncio
dell’aperta abissale arresa
ad essere poco attenti al cuore
cosi’ mesto nella promiscuita’
che sembra quasi grido
insieme a quello dei gabbiani.
Stolta e ancora vagabonda
e’ la degna rassegnazione
ch’emerge come unione
invece che come ribellione
quasi colpevoli d’esser vivi
si schiaccia la bellezza
dissolvendola nel dimenticarla.
Oh! Che pena ho sentito
ascoltando l’infinita solezza
di gabbiani urlanti di dolore
forse dell’abbandono d’ideali
verso il volo dentro l’infinito
che appartiene a tutti noi…