Il dialogo ininterrotto
con una me che cresce ancora
nella consapevolezza completa
d’una piccolezza di fronte all’immenso
che sempre funge da paragone
di fronte ai limiti apposti tante volte
…radicati e non estirpati
con la loro funzione disturbante
nella devastante appartenenza
ad un’umanita’ allo sbando.
Non c’e’ una diversa direzione
verso quel commisurarsi al senso
d’una fuga perenne e distanziale
da quei presupposti base elevanti
in quell’evoluzione personale
cosi’ da poter sentire la beffa globale.
A volte farci i conti
ti lascia interdetto ed attonito
perche’ c’e’ sempre un richiamo
migliorativo d’ogni crescita individuale
ma intorno sento solo una gran paura
d’esser degni d’appartenere ad altro.
Vagoni di sciocchezze e ruolita’
in quel divagare che non arriva a nulla
stereotipati in un disuso d’anima
che sembra fuggita dai corpi
perduta dietro le recite continue
d’un copione vecchio e stantio.
Sono triste per questa amarezza
mentre vorrei urlare di smetterla
e…siate piu’ pieni d’infinito!