Reti…

Reti…preservano la caduta

di massi grandi…dalla cima

d’un roccioso pendio

fatto da secoli di creazione.

Ciuffetti d’erba incolta

rallegrano la visuale imprigionata

senza nidi ormai da tempo

perche’ impossibile e’ il costruirli

tra gli stretti buchi delle maglie

di rete solida e sostenitrice.

Il verde quasi arso

da libero andare verso il cielo

soffre dell’obbligo forzato

che ne esclude arrampicata

mentre uccellini cantosi

riescono a creare un po’ di serenita’

con il loro cinguettare mattutino

che porta il cuore a mille.

Quanta pace rimane

persino nel venticello brezza

che porta odor di mare

fino alle mesti reti imprigionanti

che sono ferme di staticita’

arrugginite nell’inerzia

che rende mortalita’ agli assetti

quelli simili ad anime castigate

dalla prigione senza ali

quando proprio il non muoversi

condensa il disagio a vivere

nel non potersi proprio muovere…

 

 

 

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