Reti preservano la caduta
di massi grandi dalla cima
d’un roccioso pendio
fatto da secoli di creazione.
Ciuffetti d’erba incolta
rallegrano la visuale imprigionata
senza nidi ormai da tempo
perche’ impossibile e’ il costruirli
tra gli stretti buchi delle maglie
di rete solida e sostenitrice.
Il verde quasi arso
da libero andare verso il cielo
soffre dell’obbligo forzato
che ne esclude arrampicata
mentre uccellini cantosi
riescono a creare un po’ di serenita’
con il loro cinguettare mattutino
che porta il cuore a mille.
Quanta pace rimane
persino nel venticello brezza
che porta odor di mare
fino alle mesti reti imprigionanti
che sono ferme di staticita’
arrugginite nell’inerzia
che rende mortalita’ agli assetti
quelli simili ad anime castigate
dalla prigione senza ali
quando proprio il non muoversi
condensa il disagio a vivere
nel non potersi proprio muovere…