Si soffre d’atroce
quando la misura ovvia
…spezza e frantuma
quei pezzi di te colorati
dove…hai spaziato di fantasia
dove…l’arcobaleno era creazione
dove…la luce d’anima ti congiungeva
dove…il giorno era colore
dove…la notte era compagnosa
dove…creare era facile armonia
dove…rifugio era amore
dove…rispetto era liberta’
dove…tempo era ogni istante
dove…luogo era cielo vastita’
dove…spazio era infinito riempito.
Quanto amore ed onore
c’e’ nel vivere cosi’ allargati
come se ogni abbraccio teso di trasparenza
fosse la coperta di “Linus” cosi’ tua
quell’ampiezza…coperta
quell’invisibile…coperta
quel volo altrove…coperta.
Trovare nel pieno il vuoto
o…il contrario senza che importi
ne’ dove…ne’ perche’…ne’ quanto
ne’ quando…ne’ poi…ne’ mai
ne’ persona…ne’ cosa…ne’ nulla.
Quanto si soffre d’atroce
e…quanto si piange
nudi…senza coperta.