Quella melanconia di pensiero
e’ cio’ che il tempo permette
allorquando t’allontani d’anima
pensando che forse non esisti
perche’ fluttua insieme a te
il disagio di sentire altro
come metro d’acquisizione
d’un tempo che piu’ non t’appartiene
mentre vivi in questo tempo
limite d’un ascolto solito
che esisti anche se poi non e’ cosi’.
Esser non presenza
per tutto cio’ che vibra d’altro
quasi che lo scoramento di posizione
strattoni il sentire proprio accorato
in quella similitudine con il piu’
che ti crea disagio profondo
per quel pathos interiore
che vuole la sua collocazione.
Quella malinconia di pensiero
evince una perdita ulteriore
dove poi deve edificarsi altro
come se un vuoto volesse riempirsi
come se un’attesa stesse sorvolando
proprio in un posto depositario
di cio’ che l’infinito riempie
nel vento carezza di un’invisibile
pronto a svelarsi nel giocare
si’…con la sensazione melanconica
che tende a diventare ascolto…