Caro amico che scrivi
…pagine di fogli
riconoscibili al altro
per quel mai dire…anima.
Sempre c’e’ la carrellata
di giorni passati cosi’
nella tediante prosecuzione
dentro vuoto mai pieno
di solarita’ che conosco
e che non riconosco nelle righe
che sortono abitudine malsana
di mai chiedersi apertamente
quanta paura c’e’ a vivere
in quel fuggire continuo
da un posto all’altro
che non fermano mai di te
…quel vero te.
Perche’…mi domando
nessuno si riconosce mai
correndo nella vita
come viandanti in fuga da essa
perche’ non si limita l’abitudine
di ferirsi ed uccidersi sempre
nella proprieta’ umana di superficie
che mai delinea la forma esatta
nella variabile personale
che si ripiega su se stessa sempre
per non esser mai liberati
di vivere l’infamia di mentire
quasi che fosse verita’ quel non guardarsi…