Il tempo cosi’ strano
qualifica il percorso
cosi’ angustiato d’accadimenti
nefasti per la gente
…sempre piu’ sola
…sempre piu’ svuotata
da quell’imput speranza
che da’ la deviazione
nelle certezze cosi’ grame
che il tentennare e’
….l’unico modo
di porgere se stessi
…nella paura
d’un futuro di negazione
…cosi’ creato per uccidere
il presente gramo d’amore
…nel non trovarlo in se’
e…neanche cosi’ si spera piu’
in quell’ampiezza creante
la speranza…non l’illusione.
La speranza potrebbe sembrare
quel paliativo che crea effimero
ma e’ fondata sul desiderio
e desiderare e’…piegare
la durezza dei limiti
quelli eretti da noi stessi
perseguitati dalla paura
d’esser mai fiduciosi in se stessi
per cio’ che di unico rappresentiamo
piegatori di fandonie
quando si capisce l’inghippo
all’immensa forza posseduta
di saltare e…vivere
di urlare e…gridare
quel “io posso”…
quel “io voglio”
senza aver paura…