Quel “io sono” sbandierato
con quei auto-elogi gratuiti
chiesti da nessuno
ma…oratoria di complimenti
come specchi di recitazione
di uno sconcerto unico
per l’idea che ognuno ha
in quel bisogno di affermazione
che solo il pubblico puo’ dare
perche’ riflette al contrario
un’errata interpretazione
di quella felice e serena vita
anche li’ recitata come garanzia.
E’ un’apparenza…solo apparenza
d’un non essere
d’un non vivere
d’un non sapere
che oltrepassare i personaggi
e’ vivere davvero in coerenza
attraverso non sbandierare
quella superficie non reale.
Buonismo per dirsi “io sono”
regole che catalogano il “chi sei”
mai nella verita’ che e’ violenta
perche’ accorgersi di non essere
non e’ da tutti…lo so.
Quanta tristezza e’ la prepotenza
quanto dolore e’ la recita
quanto negato e’ la castrazione…