Relativa e’…la perfezione
quando non si accetta
che proprio le ambivalenze
fanno e creano i divenire
d’ogni incessante essere
che si crea proprio da imperfezione
quando la vogliamo definire tale.
E’ piu’ castigante dirsi
quel rimprovero silente e profondo
che lega il giudizio nella crudelta’
di esser portatori senza appello
di qualcosa che ci fa crescere
anche se pensare alla negazione
e’ piu’ facile come primo approccio
d’un superficiale modo d’essere
che nega sempre la scelta
quella che ci dimostra visivamente
quanto siamo piccini
invece d’essere grandi quanto e piu’
gia’ lo siamo nell’insito personale.
Anche nell’esprimere quell’imperfezione
significa che hai sfidato la convenzione
comoda di altro simboleggio
quando omologarsi sembra scegliere
non piegarsi all’altrui editto
anche nel pensiero oltre che nell’anima
in quella relativita’ delle opinioni
e dei fare e dei dire e delle azioni
specie quando si deficita di pieta’
nell’esser umili ancora
verso cio’ che deve cambiare…