Dimenticare è facile
nella compiacenza di paletto
che sempre mettiamo nel divieto
che sembra il pregusto dell’umano.
Dimenticare è comodo
nella speranza di non ricordare
quanto è bello far finta che
non esiste altro che il divieto.
Dimenticare è penitenza
nella certezza di punizione
che s’infligge l’uomo per scontare
quella felicità irraggiunta sempre
da sconfitte che potenziano il divieto.
Dimenticare è non desiderare
che la vita sia migliorativa
quando si proietta fuori il vero
senza bisogno di cantarsi bugia
retti solo dalla giustifica di ciò che vieti.
Dimenticare è non proiettarsi
nella dimestichezza al bello
che può garantire il non assuefarsi
alla grama abitudine al divieto
che carpisce il desiderio di cambiare.
Quanto dimenticare c’è
in ogni azione non corrispondente
a quella serie infinita d’impedimenti
che sono le mura da distruggere
imprigionanti d’anima
la cui missione è la libertà
d’esser ricordosi della verità…