Nei gesti d’abitudine
c’è quella continuità perenne
che mai modifica gli assetti
in quel continuo che cambia
da cui molti fuggono
non riconoscendo la paura
del cambiamento continuo
che l’apparenza non vede
ma che sono la forza d’ognuno
di non aver paura.
Il coraggio,è la non fuga
da ciò che gli attimi sono
fuggenti loro…nascosti loro
mentre ciò che,è statico
è,morto dentro d’impulso
ad esser creazione di vita
sia del visibile che del non percepito
così forte,è la forza invece
del nascondimento continuo
a ciò che ognuno significa
nell’impronta da dare
a quell’anima negata.
E’ quella paura di non meritare
la stessa destinata virtù
che,è proprio quel meritarsi
qualificante di soggettività
che modifica le abitudini di vittimismi
quando si predica la paura
infida e nefasta per la vita
che fa morire ciò che,è vivo…