Quando il crucciar d’umano
intriso così di cosità
è l’impossibilità di rendere
quasi a giustifica…spiegazione
d’una trasparenza che si è
ogni volta che…pace afferra
negli attimi che riesce l’uomo
a render conto solo a se stesso.
E’ libertà raggiunta
…quell’ergersi lontano
spaziando di cristallità
nell’urlo che individua
quella violenza coercitiva
di sentir giudizio vano
non da te stesso ma dal mondo.
E’ libertà accostata dentro
che può sicuramente rendere
quel servigio utile d’impronta
quando ne gusti la sobrietà
in quel volare altrove
nella mortalità o vivibilità
dove ti senti incapsulato
stretto…avvinghiato…prigioniero
mai padrone ma…servitore
d’editti altrui mai tuoi
perchè è uso essere mortalità.
Scrolli così da dentro
come fosse dal corpo tutto
quell’ovvietà che stringe
e che vorrebbe esserti pure amica.
Scrolli mentre vibri
nello scroscio di vivibilità
densità di silenzio amico
mentre solaggine è apparenza
mentre l’infinitezza ti possiede…