Il fragore del mare
udibile di forza
vedibile nella fantasia
di vederlo agitarsi
in quel frangere rocce
lambite da impeto
agonianti persino
nel tonfo che percuote
quella corrispondenza
nascosta nel chiedere
d’essere aspettante d’arresa
allorquando il silenzio
è così densità di negazione
che propende invece ad accogliere
l’impeto di vita del mare.
Odo quella tempesta
che sprigiona la libertà
d’esser vissuta con gioia
quasi che quel piegato
così grigio ed arso
non aspettasse altro
in quel prorompente che fluttua
destinato ad essere altro.
Odo quell’impeto
come fosse la rabbia
nell’abbandono all’istinto
che piega il negarsi vita
perchè si vuole assaggiarla
anche impeto…anche abbraccio
nella solidità d’ascoltare…
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