L’unione con l’eternità
è sempre madre nostra
che divora nel soccombere
…l’amore che ci è porto
dall’esser vita non morte
nell’opportunità posta
come compito di crescita
che s’annulla nel non porgere
quella chance così miracolosa
che è individuabile difficilmente
per ciò che è imposto e sancito
da percorribilità nel dolore
che sembra plasmarci a suo specchio
quasi come consimili a perdere
il motivo stesso d’esser qui
…a vivere per la vita
non a vivere per la morte.
Divorati quasi sempre
dalla crudeltà del dolore
siamo ramenghi elemosinanti
d’una sconosciuta completezza
che come una ferita… squarcia
che come una ferita… dilania
gli animi del mondo intero
inseguiti dal solito ricordo
d’una perfezione che è lì
ma viene deviata e distolta
dall’unione con l’eternità
che sembra lontana
nel vicino che ci possiede…
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