Il vuoto del tempo
è proprio una farsa
arrendevole di misura
quando l’illimitato
che appartiene a tutti
è ben fuori del tempo
nella cosità umana
che bastona le prospettive
di spazialità affogata
come fosse anch’essa
quel limitar obbiettivi
ben superiori alla toccabilità
quasi che quel limite
oltre il quale c’è il divieto
fosse l’ottimizzazione
in quelle regole d’uguale
che rendono il viaggio
carico ancor più di restrizione
come se fosse più facile
l’abbandono di sguardo
in ogni individualità sacra
che non è sacrilega affatto
ma solo non misurabile
in ogni espressione naturale
che ci compiace d’appello
come chiamante da lontano
nel tempo e spazio e luogo
vicini di quanto soffiano d’essenza
lontani di quanto scansate da dentro
come se fosse poi la norma…normale.
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