La scontentezza che s’evidenzia
nell’intorno delle genti
sembra voler contagiare
…come un virus letale
chi invece ha potenzialmente
…l’antidoto all’infelicità.
Questo vaccino poco conosciuto
sembra far magie
sembra davvero esplosivo
nella faciltà d’immetterlo
poggiato dentro l’anima.
La scontentezza generale
sembra una coriacea inflessibilità
nel vedere solo da un lato
gli accidenti del capitare
dentro le vite senza luci
spente nell’opaco andare
a misura d’un malanno
che non si riesce a debellare
perchè non si vuole combatterlo.
Sono a rischio tutti i valori
nei rapporti personali e globali
eppure è solaggine universale
che rende la rabbia esistenziale
il baratro del modernismo.
Si taglia come pane
questo dilagare di tristezza
nelle preoccupazioni materiali
d’un mondo che così va avanti
pesando il valore individuale
rispetto al valore altro posseduto
quasi che la legge prevalente
sia sempre la potenza effimera
che certo non misura l’uomo.
Si corre tutta la vita
per raggiungere l’equilibrio
di cose dentro cose
di guerre senza pace
nella frenesia si sapere certo
quantificato così malamente.
Si cresce in scontentezza
insieme ai patrimoni di cosità
come fossero loro protagonisti
di peso e misure elenchi
nel non saper apprezzare invece
quel patrimonio non quantificabile
che mentre corri è lì presente.
Sguardo spento di vita
marionette d’un gioco mai scelto
sembra la corsa dentro fili
…non trasparenti fili
ma ormai funi ben robuste
che plasmano il muoversi
dentro la palla enorme prospettiva
d’un altro gioco estraneo.
Quanto muore non importa
quanto perde…figurarsi la domanda
è…senza risposta il chiedersi
se…alla fin fine quanto costa
questo andazzo di dolore.
Nella morte c’è sempre pianto!